martes, 31 de julio de 2012

LA SICILIA E IL RISCHIO SISMICO / SICILIA Y EL RIESGO SÍSMICO


Uno studio di Antonio Aretxabala, geologo, direttore tecnico del laboratorio di edificazione della Scuola di Architettura Università di Navarra. 

Un estudio de Antonio Aretxabala, geólogo, director técnico del laboratorio de edificación de la Escuela de Arquitectura, Universidad de Navarra.

 ITALIANO/ESPAÑOL



RAGUSA, SICILIA


ITALIANO

Navarra - La zona della quale mi parli, ai piedi dei Monti Iblei tra Siracusa e Agrigento, è catalogata col criterio di più alto rischio sismico italiano come puoi controllare nella cartina.

Vuol dire che per costruire bisogna ottemperare alle norme europee contrassegnate col codice europeo 8. Da quando sono entrate in vigore queste norme antisismiche, infatti, in tutta Europa, esse sono state rispettate a qualsiasi costo. D’altra parte l’Italia già da molti anni, sta mettendo a punto un controllo rigoroso di tutti gli edifici costruiti prima che entrasse in vigore la normativa di cui sopra: controllo che ha destato una vera e propria invidia fra gli stati europei. Non a caso l’Italia è il Paese del mondo con più patrimonio bene dell’umanità. Una buona parte della sua industria e della sua economia è appunto strettamente relazionata con il turismo culturale, per questo da decadi s’insiste nel rinforzo strutturale di molti edifici specialmente quelli storici patrimonio dell’umanità.

MAPA DE PELIGROSIDAD SÍSMICA EN ITALIA EN UNIDADES DE ACELERACIÓN SÍSMICA (g)

Intorno agli anni Cinquanta del secolo scorso i tecnici, gli ingegneri, gli architetti e i geologi italiani studiarono nuove tecniche per rinforzare le strutture degli edifici storici ed evitare così che queste costruzioni continuassero a essere danneggiate da improvvisi terremoti. Fra le prime tecniche sperimentate, si possono annoverare i cosiddetti “cosidos armados” (strutture normali di cemento armato composte di ferri intrecciati tra di essi). Questi procedimenti consistevano nel realizzare delle perforazioni rotative con un diametro anche di 40 millimetri dentro le quali s’introducevano delle barre di ferro e s’iniettavano a pressione siringate di cemento Portland o di resine. In questo modo si riempivano gli eventuali spazi migliorando così le capacità delle fabbriche antiche (consolidando le parti adiacenti). Più tardi si rilevarono inconvenienti di carattere fisico chimico.

A partire dalla metà degli anni Cinquanta, s’inizia a rafforzare il terreno con micropilotes (Un micro pilote è un tubo di acciaio inserito come anima nell’interno di un buco perforato e fissato con una siringata di cemento). Si conoscono le proprietà dei terreni e la loro influenza sugli edifici. Oggi l’Italia è pioniera in questo tipo di tecnologie di rinforzo e aiuta altre nazioni come la Spagna (per esempio a Lorca) nello studio delle tecniche di rinforzo del patrimonio.

Gli edifici antichi, in effetti, dovevano la loro stabilità alle forze di compressione. Quello era il vero sistema e dovrebbe continuare a esserlo: oggi le fibre naturali e artificiali e la cultura del calcestruzzo si affidano alle forze di trazione: Assisi nel 1997 fu la prova provata della discutibile efficienza di tali tecniche sperimentate su edifici che non furono pensati per assorbire quel tipo di sforzo.

Mai potremo stare tranquilli con i terremoti. Dovremo imparare, purtroppo, a convivere con questi fenomeni naturali, inoffensivi nella loro più intrinseca natura, come una tempesta o come la neve. È il nostro medio ambiente artificiale che è invece vulnerabile: le città nelle quali ci agglomeriamo sono quelle che si sono rese e ci hanno resi vulnerabili. L’Europa ha bisogno di rivedere non solo la sua concezione determinista della frequenza periodica di questi fenomeni ma anche il concetto di urbanizzazione nel secolo XXI. Nel 2020 più del 60% della popolazione vivrà nelle città. In dieci anni 100 milioni di cinesi abbandoneranno la campagna per vivere nelle metropoli di tutto il mondo. 

La Francia lodevolmente ha già reso vigente dall’1 maggio 2011 una normativa non determinista bensì probabilistica. Ciò comporta la moltiplicazione, in alcune zone, per tre e per quattro dell’accelerazione basica auspicabile. Le sue zone limitrofe a Spagna e a Italia sono catalogate in virtù di un parametro sismico che per il semplice cambio di frontiera già triplica o s’innalza. Possiamo trovare cartine di rischio sismico francesi con accelerazioni basiche di 0,30g ( dove “g” sta per accelerazione di gravità) ai due lati dei confini con Spagna e Italia mentre dal lato spagnolo o italiano quest’indice è stimato 0,08g o 0,16g. È una proiezione futura d’ispezione tecnica di edifici e di rinforzo di zone patrimoniali. Un investimento obbligato fatto da politici ben consigliati e saggi.

Questa è una delle cose che l’Europa dovrà unificare: il rischio sismico. Tanto a livello del sistema (edifici) quanto con riferimento al sistema stesso (le città). Oltre, poi, a un’educazione civica delle popolazioni che attualmente difetta (una cultura che salva la vita).

La Sicilia è la regione meglio studiata sismicamente di tutta l’Europa. I luoghi “patrimonio dell’umanità” in Italia sono molto protetti, anche se ancora c’è parecchio lavoro da fare. L’Italia è la regione più rinforzata nonostante l’introduzione del cemento armato abbia acceso molte polemiche(Assisi 1997). È universalmente noto, infatti, che per far lavorare cupole e altri elementi a trazione in modo artificiale non è poi così sicuro come si pensava.

MAPA SÍSMICO DE EUROPA
La ritmicità e la quantità di eventi sismici con la loro magnitudo, che stanno adesso interessando la Sicilia, dimostrano che il sottosuolo dell’isola è una borsa di magma e un susseguirsi di faglie. Bisogna star sul chi vive, perciò! Quando i terremoti sono molti e continui è tutta energia che si libera e, dunque, sono, anche se la cosa potesse sembrare un controsenso, un fatto positivo. In Emilia Romagna, invece, dove per ben 450 anni non era mai successo nulla, si è verificata una pericolosa amnesia sismica per cui, mentre il sottosuolo si caricava di energia, un giorno di maggio del 2012 questa energia fu scaricata improvvisamente sorprendendo anche noi studiosi. Questo è stato veramente grave. 

Lo stesso che in Sicilia avviene nell’isola de Hierro dell’arcipelago delle Canarie in Spagna e nelle Hawaii negli USA o in Islanda. In queste zone le popolazioni convivono giornalmente con terremoti e c’è solo da sperare nelle leggi, in ingegneri, architetti e geologi che facciano il loro lavoro correttamente e in amministrazioni che si dimostrino sensibili. Cosa molto difficile in questi tempi di grandi tagli alla spesa pubblica. Questo, purtroppo, ci passa ora il convento. Fino ad oggi comunque ha funzionato tutto discretamente. Nel luogo più riconosciuto d’Italia, la Sicilia, la vulnerabilità sismica è molto ammortizzata. Molto di più che nel 1693, molto di più che nel 1980 o nel 1990. Il secolo XXI (è innegabile) ha apportato delle novità positive: la conoscenza olistica del medio ambiente e delle nuove città con le loro pecche (quello sì!), Ha, invece, evidenziato fenomeni molto negativi come la speculazione edilizia che impedisce lo sviluppo e l’applicazione di armi nuove per proteggerci. Ma questo è un altro argomento, molto più complesso di quanto si possa immaginare, che appartiene all’Europa e che si dovrà dibattere in seno al parlamento europeo.

Per fare fronte a disastri sismici bisogna comunque porre l’accento su queste tre variabili fondamentali:

1) Norme sismoresistenti di costruzione. In Italia si potrebbe dare come voto “buono”. In Francia “ottimo”.

2) Urbanizzazione e microzonazione sismica. In Italia e in Europa la valutazione che si potrebbe dare è “insufficiente” mentre la Turchia è, invece, promossa a pieni voti.

3) Educazione delle popolazioni: Italia ed Europa bocciate.

Nella mentalità dei nostri governanti ed esperti, lo scenario sismico continua a essere solo una tessera del sistema: l’edificio e la sua struttura (a volte ma poche), il disegno architettonico e quasi mai la distribuzione adeguata del territorio a una realtà tridimensionale molto dinamica. Si pubblicano in continuazione estesi lavori di adeguazione sismica strutturale, duttilità e risonanza di edifici e strutture; si definiscono in continuazione le normative di costruzione sismoresistenti, spesso difficilmente applicabili per le loro esigenze quasi impossibili. Mentre si procede nel lavoro d’ingegneria, si continua al tempo stesso a costruire interi quartieri su delle autentiche casse di risonanza sismica perché si disconosce il medio ambiente nel quale si edificano quelle tessere (edifici) del mosaico (la città).È questa una delle eredità dell’urbanizzazione su piano del secolo XX che introdusse i criteri industriali di specializzazione nel disegno e tracciato, sotto un prisma tridimensionale del territorio.

La sismicità è un fenomeno che non si è attualizzato come altri aspetti culturali d’Europa. È stato lasciato, infatti, a sé`stesso. La nostra storia europea è piena di esempi di terremoti distruttivi con intensità che superano gli otto gradi della scala Mercalli. Per questo l’amnesia delle popolazioni e dei nostri governanti sembra avere la meglio su sporadici e timidi tentativi di studio quando eventi come quelli dell’Aquila, di Lorca o di Ferrara ci fanno sobbalzare dalle nostre comode sedie per farci riflettere. Ed è proprio allora che qualche zona d’Europa si popola di esperti in materia.


Las zona oriental siciliana, a los pies de los montes Iblei entre Siracusa y Agrigento, es la zona catalogada con el critero de mayor peligrosidad sísmica italiana, como se puede ver en el mapa (abajo).

Eso quiere decir que se tiene muy en cuenta a la hora de construir, es de obligado cumplimiento con el Eurocódigo 8. Desde que entraron en vigor las normas de construcción anti-sísmicas en toda Europa se cumple a rajatabla. Por otro lado, Italia ha llevado durante años una labor de "inspección técnica" de edificios anteriores a las normativas que es la envidia de muchos estados europeos. No en vano Italia es el país del mundo con más patrimonio de la humanidad, una buena parte de su industria y economía se relaciona con el turismo cultural, por ello se emprendió desde hace décadas una labor de refuerzo estructural de muchos edificios, especialmente los históricos del patrimonio.


ESPAÑOL


Alrededor de los años cincuenta, los técnicos, ingenieros, arquitectos y geólogos italianos buscaron nuevas técnicas para reforzar las estructuras de los edificios históricos y evitar que sus construcciones continuaran dañándose por los siempre inesperados terremotos. Una de las primeras técnicas fueron los cosidos armados. Consistí­a en realizar perforaciones rotativas con un diámetro hasta de 40 mm; después se introducían las barras de hierro y se inyectaban a presión lechadas de cemento Portland o de resinas; de esta manera, se rellenaban los huecos y se mejoraban las propiedades de las fábricas antiguas (consolidando las partes adyacentes). Más tarde se vieron inconvenientes de carácter físicoquímico.

A partir de mediados de los años 50 se comienza a reforzar el terreno con micropilotes, se conocen las propiedades de los suelos y su influencia sobre los edificios. Hoy Italia es pionera en este tipo de tecnologías de refuerzo y ayuda a otras naciones como España (por ejemplo en Lorca), en el conocimiento de las técnicas de refuerzo del patrimonio.

No obstante, los edificios antiguos confiaban su estabilidad a las fuerzas de compresión, ese era su espíritu y debería seguir siéndolo; hoy las fibras naturales y artificiales y la cultura del hormigón cuenta con las fuerzas de tracción; Assisi en 1997 fue testigo de la discutible eficiencia de contar con ellas en este tipo de edificios que no se pensaron para ese tipo de esfuerzos.

Nunca podemos estar tranquilos con los terremotos, deberemos aprender a convivir con ese fenómeno natural de por sí inofensivo como una tormenta o como la nieve, es nuestro medio artificial el que es vulnerable: las ciudades, donde nos aglutinamos, son las que se han y nos han hecho vulnerables. Europa necesita revisar no solamente su determinista concepción de las ocurrencia periódica de estos fenómenos, también el criterio de urbanismo en el siglo XXI. En 2020 más del 60% de la población viviremos en ciudades, en diez años 100 millones de chinos abandonarán el campo y vivirán en ciudades de todo el mundo. 

MAPA SÍSMICO DE FRANCIA

Francia de manera muy valiente, ya tiene en vigor desde el día 1 de mayo de 2011 una normativa no determinista, sino probabilística. Ello implica el haber multiplicado en algunas zonas por tres y por cuatro la aceleración básica esperable, sus fronteras con España o Italia conllevan valores de ese parámetro sísmico que con el simple cambio de frontera ya se considera el triple o más. Podemos ver mapas de riesgo sísmico franceses con aceleraciones básicas de 0,30g (g es la, aceleración de la gravedad) a los dos lados de las fronteras con España o Italia y en el lado español o italiano aparcer con 0,08g ó 0,16g. Es una proyección futura de inspección técnica de edificios y de refuerzo de zonas patrimoniales, una inversión obligada hecha por políticos bien asesorados y valientes.


Es otra de las cosas que Europa debe unificar: el riesgo sísmico; tanto al nivel de las piezas del sistema: los edificios, como del sistema mismo: las ciudades. Además de una educación de la ciudadanía que carece de esa cultura, una cultura que salva vidas.

Sicilia es el lugar mejor estudiado símicamente de Europa, los lugares "Patrimonio de la Humanidad" en Italia están "casi bendecidos", aunque aún mucho trabajo queda por hacer, Italia es el lugar que mejor reforzados están, aunque la introducción del hormigón armado es discutible (Assisi 1997) se sabe ahora que hacer trabajar cúpulas y otros elementos a "tracción" de forma artificial no es tan seguro como se pensaba.

La ritmicidad y la cantidad de eventos sísmicos y su magnitud que afecta ahora a Sicilia muestra que es una bolsa de magma y un juego de fallas, hay que estar alerta, cuando los terremotos son muchos y seguidos es una liberación de energía, no es tan malo, al contrario que en Emilia Romagna que no pasó nada durante 450 años, se sufrió una amnesia sísmica, y mientras, se cargó de energía, así que un día de mayo de 2012 la descargó de golpe, eso es lo peor... 

LAS FALLAS DE SICILIA ORIENTAL


Paciencia, como en El Hierro en España y en Hawai, USA, o Islandia, viven con terremotos todos los días, y a confiar y esperar que las normas, los ingenieros, arquitectos y los geólogos hagamos nuestro trabajo y nos apoyen desde las administraciones, casi lo peor para pedir en esta época de recortes, pero es lo que tenemos y hasta ahora ha funcionado, en el lugar mejor reconocido de Italia, la vulnerabilidad sísmica está muy amortiguada, mucho más que en 1693, 1980 o 1990; el siglo XXI ha traído algo bueno: el conocimiento holístico del medio y de nuestras ciudades, con sus fallos eso sí, y algo muy malo que es el peor de los enemigos de esta evolución positiva: la especulación, que no permite desarrollar buenas armas para protegernos, pero eso es otro tema muy complejo, pertenece a Europa y deberá debatirse en Europa, aunque no cabe duda de que el siglo XXI ha traído algo bueno, al menos para empezar hay que reconocerlo.







Para paliar desastres sísmicos hay que atender a 3 cuestiones fundamentales:

1. Normas sismorresistentes de construcción: en Italia la cuestión es notable, en Francia sobresaliente.

2. Urbanismo y microzonación sísmica, Italia y Europa suspenden, aprueba Turquía.

3. Educación de la población: Italia y Europa suspenden.

En la mentalidad de nuestros dirigentes y expertos el escenario sísmico sigue siendo una pieza del sistema: el edificio y su estructura, a veces, pero pocas, el diseño arquitectónico, y casi nunca la distribución adecuada del territorio a una realidad tridimensional muy dinámica. Se siguen publicando extensos trabajos de adecuación sísmica estructural, ductilidad y resonancia de edificios y estructuras; se siguen refinando las normativas de construcción sismorresistente a veces ya difíciles de aplicar por sus casi imposibles exigencias. Al mismo tiempo que se avanza en esa labor ingenieril se siguen construyendo barriadas enteras sobre auténticas cajas de resonancia sísmica por que no se conoce el medio donde se edifican esas piezas (edificios) del sistema (la ciudad). Es otra de las herencias del "urbanismo sobre plano" del siglo XX que introdujo los criterios industriales de "especialización" en el diseño y trazado, bajo un prisma bidimensional, del territorio.


La sismicidad es un fenómeno que no se ha actualizado como otros aspectos culturales de Europa. Se ha olvidado. Nuestra historia europea está repleta de ejemplos de terremotos destructivos con intensidades por encima de VIII en la escala Mercalli. Por ello la amnesia de la población y de nuestros dirigentes parece dominar sobre los esporádicos brotes de interés cuando algo como lo de l'Aquila, Lorca o Ferrara nos levanta de nuestros sillones, nos hace reflexionar y alguna zona de Europa se llena de expertos.

RAGUSA, SICILIA

UN LIBRO IMPRESCINDIBLE DE TERESA GUEVARA PÉREZ: "ARQUITECTURA MODERNA EN ZONAS SÍSMICAS"

Para todos aquellos que queremos aprender, si aún no lo conocíais es un imprescindible en el manejo de datos sísmicos globales y no sólo si la magnitud de un terremoto es de escala 7 o escala 5. Comprender el porqué hemos llegado a donde hemos llegado y el entender lo que subyace bajo el moderno desarrollo de las ciudades, es dar un paso hacia los nuevos planteamientos apremiantes ante el futuro reto que supone el que ya seamos siete mil millones de almas en el planeta.

Teresa Guevara Pérez nos da una perspectiva holística del fenómeno sísmico y su interacción con los edificios, y nos demuestra que la creación e implantación de normas sismorresistentes no es suficiente a la hora de paliar los desastres, existen configuraciones, diseños, interacciones entre las piezas del sistema (los edificios) no adecuados a zonas sísmicas, pero también al nivel más amplio que supone el verdadero escenario golpeado por un terremoto: la ciudad.


... El propósito principal del material de este libro es 'ayudar a entender físicamente, en contraposición a analíticamente, los efectos que pueden producir los sismos en las ciudades' y despertar la inquietud en los profesionales involucrados en el diseño, construcción y mantenimiento de los edificios, así como en los urbanistas y planificadores, para que se produzca un cambio de actitud hacia los problemas que pueden generarse por sus decisiones cuando no se tiene en cuenta el estado de conocimiento...



Teresa y yo nos conocimos en Lorca, y un día por casualidad en Venezuela, se encontró entre sus numerosos apuntes unas tarjetas de visita, automáticamente los ángeles del destino nos tocaron con sus alas e hicieron que nos pusiéramos a filosofar sobre los temas que ambos habíamos descubierto y pensábamos que había que atacar.
Plantas bajas débiles en cualquier parte, incluidas áreas sísmicas


Daba igual la parte del mundo afectada, casi todas las ciudades golpeadas por seísmos presentaban diseños no adecuados para zonas sísmicas y ya reflejados, testificados y sistemáticamente publicados en experiencias anteriores, por supuesto Lorca igual que los demás: ellos no se lo esperaban, he ahí el problema. Ahora ella imparte conferencias en Italia, Colombia, EEUU, Inglaterra, España, Venezuela...


Un libro para cualquier persona que trabaje en urbanismo, arquitectura, agencias de emergencias, geotecnia o estructuras, o simplemente para aquellos que queriéndose acercar al tema desde una perspectiva sencilla pero profunda, despierta, clarividente y adelantada a los planteamientos oficiales, quieran ampliar sus conocimientos de una forma amena, divertida y en algunos casos magistralmente cómica.


PORTADA DEL LIBRO DE TERESA GUEVARA PÉREZ
MÁS INFORMACIÓN SOBRE SU LIBRO

LA ESPAÑA SÍSMICA, UNA NUEVA DISCIPLINA PARA LA ARQUITECTURA Y EL PLANEAMIENTO URBANÍSTICO: LA RESILIENCIA SÍSMICA DE LAS CIUDADES

DURANTE PARTE DE 2011 Y 2012, LA APARICIÓN DE UN NUEVO VOLCÁN EN EL FONDO DEL MAR DE LAS ISLAS CANARIAS PRODUJO MÁS  DE 14.000 TERREMOTOS QUE AFECTARON SOBRE TODO A LA ISLA DE EL HIERRO.


1. INTRODUCCIÓN: UNA NUEVA MIRADA A LA CUESTIÓN SÍSMICA A TRAVÉS DE LA DISTRIBUCIÓN DEL TERRITORIO


Granada hace algo más de 50 años lo planteó en pleno siglo XX, pero recientemente Lorca y El Hierro nos lo han vuelto a recordar en el XXI: España es un país sísmico, con una sismicidad capaz de matar, dañar ciudades completas, arruinar nustro patrimonio y paralizar económicamente durante semanas una comarca entera. Nuestras ciudades debido a su elevada riqueza patrimonial y a los tremendos ritmos de crecimiento a los que les hemos sometido en los últimos decenios sin planes urbanísticos que contemplaran la realidad del medio, son de las menos resilientes (en todos los aspectos) del mundo, pero en especial, desde el punto de vista sísmico, no están preparadas en absoluto, Lorca está siendo testigo de ello.

MAPA DE LA SISMICIDAD EUROPEA

Los últimos acontecimientos sísmicos en España e Italia están provocando un cambio de paradigma en Europa en el que los sectores que trabajamos en prevención y estudio de los eventos sísmicos aún nos vemos inmersos. En lo que respecta al enfoque, la percepción y el trato que se da a la edificación y al planeamiento urbanístico, en las zonas susceptibles de sufrir eventos sísmicos es nesaria una nueva mirada, esas zonas representan prácticamente toda la periferia de la península en España y las islas. Se ha hablado mucho de edificios sismorresistentes pero muy poco de ciudades preparadas para los terremotos.


2. UN POCO DE HISTORIA SÍSMICA NOS MUESTRA EL FUTURO

Los recientes terremotos mayores de 5Mw han sorteado en cierta medida el golpear cerca de grandes ciudades tanto en Europa como en el resto del mundo, si exceptuamos Ferrara (5,8 y 6,0) y Sofía (5,8) en 2012,  Lorca en 2011 (4,5 y 5,2) o l’Aquila en 2009 (5,8). En España, no lo debemos olvidar, también nos llevamos sorpresas no sólo en el sur, el sureste y en los Pirineos, algo que es de casi todos conocido, también nosotros sabemos, como recientemente ha pasado en Italia, de esos fenómenos “intraplaca” que han sacudido zonas catalogadas como de poca o nula actividad sísmica: por ejemplo, en 1817, en Arnedo (La Rioja) se produjo un terremoto al que se le ha adjudicado una magnitud por encima de 6 Richter (entre 6,1 y 6,9), se sintió desde Palencia a Barcelona. Turruncún y otros pueblos riojanos  fueron destrozados por otro terremoto de 5,1 en 1929. Nuevamente en 1961 otro sismo destrozó buena parte de Aguilar del río Alhama y alrededores.

TURRUNCÚN EN LA RIOJA BAJA: UN TERREMOTO DE ESCALA 5,1 EN 1929 DESTRUYÓ EL PUEBLO QUE YA HABÍA SIDO FUERTEMENTE DAÑADO EN EL DE 1817. EN 1961, LO POCO QUE QUEDABA VOLVIÓ A SER DESTRUIDO, HOY ABANDONADO, AGUARDA SU RECUPERACIÓN.

En plena guerra civil, octubre de 1938, Arredondo, en Cantabria sorprendió con un seísmo anunciado días y semanas antes por varios temblores premonitorios pequeños (alcanzó una magnitud entre 4,9 y 5,2), se sintió mucho en Santander, pero también en Bilbao y Vitoria.

ARREDONDO EN CANTABRIA, UN SISMO DE ESCALA 4,9-5,2 GOLPEÓ EN 1938


2007:TEATRO DE ALMAGRO MUY DAÑADO
EPICENTRO EN PEDRO MUÑOZ
Más reciente, por poner otro ejemplo "intraplaca" y además ya bajo la moderna perspectiva de normativas sísmicas y mapas de sismicidad, podemos recordar aquel tan superficial de Pedro Muñoz (Ciudad Real). En 2007, golpeó (5,1) en plena zona clasificada ya por las normas hoy vigentes como de “bajo riesgo sísmico”, los testimonios de cuadros movidos, lámparas oscilando y sustos de la población incluyeron Huelva, Aragón o Asturias; hubo daños en edificaciones, sólo colapsó parte del Teatro de Almagro, por suerte no hubo víctimas.

Sin embargo estas cuestiones y muchos ejemplos parecidos más dicen mucho de nuestro conocimiento de esta piel de toro que habitamos, son de destacar los de Lugo de 1995 y 1997, (5,2 y 5,3) los de Cabo de San Vicente de 2007 y 2009 (6,2 y 6,3) sentidos en prácticamente toda la península con llamativos desalojos en edificios de Cádiz, Sevilla o Madrid; los tres fueron localizados en zonas despobladas o lejos de la costa.

Trágicamente hoy, una parte significativa ya de las ciudades también de Europa y España están localizadas cerca de regiones de conocida (o aún no) actividad sísmica ¿No es hora de repensar el urbanismo y desarrollar nuestras mejores herramientas de mitigación como la ley del suelo de 2008? Las normas de construcción sismorresistente no han sido, no son, y nunca serán suficientes. La historia nos ha dejado una laguna cultural de más de un siglo en relación a la consideración y toma en serio de estos fenómenos naturales. Recordemos que también Emilia Romagna llevaba 450 años "dormida". En ese tiempo esa zona italiana perdió su memoria sísmica que se reflejó en la normativa italiana de 2004, en su zonación de "baja sismicidad" (5,8 y 6,0). Hoy lo está pagando muy caro.



ISOSISTAS IX-X DEL TERREMOTO DE ANDALUCÍA DE 1884

Durante el lapso sísmico que va desde el terremoto de Andalucía de 1884 (6,6) con más de 1200 muertos y una destrucción de intensidad X, (hace casi 130 años) hemos pasado de unos 16 millones de personas viviendo fundamentalmente en un ambiente rural inmóvil, a 47 millones, una población predominantemente urbana y de alta movilidad. Aquí es donde radica el mayor peligro, y mucho más ahora que antes. La verdadera historia de España ha sido sísmica, salvando este lapso de 130 años justo a la entrada de la modernidad; en los últimos siete siglos y hasta hace unos cien años, "los temblores de tierras" eran tema de estudio en las escuelas y universidades.





La sismicidad es un fenómeno que no se ha actualizado como otros aspectos culturales del país. Se ha olvidado. Nuestra historia está repleta de ejemplos de terremotos destructivos con intensidades por encima de VIII en la escala Mercalli (por encima de 5 a 6 en la de Richter). Por ello la amnesia de la población y de nuestros dirigentes parece dominar sobre los esporádicos brotes de interés cuando algo como lo de Lorca o Ferrara nos levanta de nuestros sillones, nos hace reflexionar y el país se llena de expertos geólogos, arquitectos e ingenieros de bar.

El año 2011 supone un cambio radical en cuanto a la consideración del origen de los terremotos, normativa a aplicar y filosofía para comprender y evitar catástrofes como las de Lorca. Ningún área de la periferia peninsular o de las islas debe considerarse libre de tales fenómenos. España tiene herramientas y leyes adecuadas para hacer frente a estos eventos naturales tan destructivos, cabe destacar como una de esas mejores herramientas la ley del suelo de 2008, especialmente su artículo nº15, pero el problema es que ésta no se ha desarrollado adecuadamente, es más, pocas veces los ayuntamientos y autonomías actualizan el conocimiento de su territorio a la luz de dicha ley, tan solo Aragón lo ha hecho.

ZONACIÓN SÍSMICA Y URBANISMO: DOS DIRECCIONES OPUESTAS

Por otro lado la experiencia nos enseña que cada vez que se produce un terremoto en cualquier parte del mundo, y en especial en Europa, los informes inmediatos realizados que apuntan a las causas de las víctimas (como en Lorca al 100%), muestran que los edificios que han matado, presentan diseños identificados en experiencias previas como no adecuados para zonas sísmicas, así como asentamientos humanos construidos sobre auténticas cajas geotécnicas de resonancia o lupas sísmicas, capaces de duplicar e incluso triplicar la fuerza destructiva de las ondas.




A todo ello deberemos añadir que la población española (y europea) ha perdido la cultura sísmica hace unos cien años, y que la mayor parte de la ciudadanía no sabe ni siquiera dónde se encuentran las zonas sísmicas de la nación o el continente, menos aún qué hacer si vive en o viaja a una de esas áreas vulnerables. Hace unos cien años en España se daban consignas en las escuelas de qué hacer antes, durante y después de un terremoto, una cultura perdida que como han demostrdo Lorca, l'Aquila y buena parte de Emili Romagna, es letal.





3. EL VERDADERO ESCENARIO SÍSMICO ES LA CIUDAD

Estos testimonios y experiencias de forma reiterativa siguen cayendo en "sacos rotos", cada vez que se produce otro sismo, los informes de daños repiten las tesis de los anteriores. No aprendemos de las experiencias previas, el elevado grado de corrupción urbanística y especulación que corroe a España no permite un desarrollo adecuado de la investigación en muchos campos, en especial en el de la resiliencia símica de las ciudades, tal y como lo hacen en otros países de nuestro entorno como Francia o Italia, o de zonas más sísmicas de América como México o Chile.

En la mentalidad de nuestros dirigentes y expertos el escenario sísmico sigue siendo una pieza del sistema: el edificio y su estructura, a veces, pero pocas, el diseño arquitectónico, y casi nunca la distribución adecuada del territorio a una realidad tridimensional muy dinámica. Se siguen publicando extensos trabajos de adecuación sísmica estructural, ductilidad y resonancia de edificios y estructuras; se siguen refinando las normativas de construcción sismorresistentes a veces ya difíciles de aplicar por sus casi imposibles exigencias. Al mismo tiempo que se avanza en esa labor ingenieril se siguen construyendo barriadas enteras sobre auténticas cajas de resonancia sísmica por que no se conoce el medio donde se edifican esas piezas (edificios) del sistema (la ciudad). Es otra de las herencias del "urbanismo sobre plano" del siglo XX que introdujo los criterios industriales de "especialización" en el diseño y trazado, bajo un prisma bidimensional, del territorio.

UN INVESTIGADOR DEL INSTITUTO ANDALUZ DE GEOFÍSICA, FRANCISCO VIDART SÁNCHEZ, NOS LO CUENTA: LAS CUENCAS CUATERNARIAS AMPLIFICAN LAS ONDAS, ÉSTAS SON ATRAPADAS EN ESAS "CAJAS" LO QUE HACE QUE LA DURACIÓN SEA MAYOR Y POR LO TANTO EL DAÑO TAMBIÉN. LA ENTREVISTA FUE PARA EL TERREMOTO DE ATARFE, ALBOLOTE Y SANTA FE DE GRANADA DE 1956, JUSTO EL ANTERIOR CON VÍCTIMAS MORTALES A LORCA HACE 55 AÑOS. LA VEGA QUE ATRAPÓ LAS ONDAS FUE LA DEL RÍO GENIL Y SUS AFLUENTES, MIENTRAS QUE EN LORCA, ES LA DEL GUADALENTÍN Y SU RED NATURAL LA RESPONSABLE DE DICHO ATRAPAMIENTO EN MAYO DE 2011.

MAPA DE TOKIO PARA PLANEAMIENTO  URBANO (SÍSMICO) DE 1923



Los reglamentos urbanísticos son los que determinan el marco volumétrico (normalmente por optimización del espacio) de un edifico, sin planes de diseño anti-sísmico; consideran que los terremotos actúan solamente sobre las "partes" del sistema (por ejemplo NCSE-02 o EHE), es decir, los edificios y sus estructuras, en vez de sobre el verdadero escenario sísmico: la ciudad.

La resiliencia símica de las ciudades es una cuestión hasta ahora no tenida en cuenta.

En Europa, al igual que en otras zonas de Asia o América, se empieza a ver una pedagogía sísmica precisamente estos días, pero solo en algunos colegios de El Hierro. Sin embargo aún no hay una disciplina universitaria como en EEUU, Sudamérica, China, Turquía, Japón...













4. EL PAPEL DE LA ARQUITECTURA Y PLANEAMIENTO URBANÍSTICO EN LA RESILIENCIA SÍSMICA DE LAS CIUDADES


SEMANA SANTA DE LORCA
El objetivo fundamental del futuro del planeamiento urbanístico en el mundo entero y en España en particular en zonas símicas, será buscar una mayor concienciación de todos los agentes implicados en el sector de la construcción. Aún en España no se es consciente de vivir en un país sísmico.

Pero es fundamental que tal labor se lleve a cabo desde las propias administraciones y que sean éllas las primeras en hacerlo, mentalizándose de la realidad sísmica española, muy especialmente de los departamentos y consejerías de cultura y patrimonio, de las universidades y centros de investigación y también de la población en general.

Todos debemos ser conscientes, debemos poder recibir una educación impulsada desde las administraciones respecto de la existencia de áreas de la geografía nacional tan vulnerables a movimientos sísmicos como los que hemos visto durante 2011 y 2012; pero sobre todo hacer hincapié en que los seísmos peninsulares e insulares son capaces de generar verdaderas tragedias, patrimoniales, económicas y sociales si no son adecuadamente conocidos y tratados desde ya mismo.






Los terremotos de Lorca del 11 de mayo de 2011 y los de Italia de 2009 y 2012 suponen un cambio radical en nuestra concepción del medio en que vivimos. España es un país moderno pero en pleno siglo XXI, mantiene zonas con una sismicidad capaz de matar personas, colapsar edificios, dañar infraestructuras, arruinar patrimonio histórico, paralizar por completo la actividad económica de una comarca, o consolidar la conflictividad de barrios marginales.


LÍNEA DE CHOQUE DE PLACAS (EN NEGRO) Y FALLAS ASOCIADAS A SUS MOVIMIENTOS (EN ROJO), LOS COLORES OSCUROS INDICAN MAYOR OCURRENCIA DE EVENTOS SÍSMICOS


En el futuro, se analizará el medio físico, la normativa y su evolución, la aplicación de las normas y el análisis derivado de su puesta en funcionamiento después de un terremoto. Por otro lado, la experiencia de L’Aquila, Módena, Ferrara o Lorca muestran que en pleno siglo XXI, no se ha adelantado mucho en lo que a paliar catástrofes se refiere. Al contrario por ejemplo que en México, donde se ha comprobado cómo los años de experiencia van conformando un conjunto de ciudades resilientes, incluso con un grado de sismicidad mucho mayor. Pero una cosa debemos tener clara: las normas de construcción sismorresistentes no han sido, ni son, ni nunca serán suficientes para salvar vidas.



¿QUÉ PASA CON LORCA?


¿Verdaderamente podemos, o debemos únicamente seguir sustituyendo unas normas estructurales por otras cada vez más exigentes? Las restricciones para construir edificios son ya muchísimas, tanto en zonas sísmicas reconocidas como en las que no lo son, pero muy pocas las urbanísticas, casi por igual en ambas zonas, pero menos aún se tiene en cuenta el patrimonio histórico, y España es la segunda potencia mundial, muchos de estos patrimonios de la UNESCO, se sitúan, como Lorca, precisamente muy cerca de fallas activas reconocidas y estudiadas, capaces de generar eventos sísmicos de escala cercana o superior a 7.


EN ROJO LA FALLA DE ALHAMA DE MURCIA (FAM) LA ÚLTIMA QUE HA PROVOCADO VÍCTIMAS EN ESPAÑA

En el futuro deberemos acometer la tarea de adjudicarle a la Arquitectura una nueva disciplina: el papel que ella misma juega con el planeamiento urbano en la resiliencia símica de las ciudades. Como otras veces, y cada vez serán más, una disciplina que deberá compartir con geólogos, sismólogos, ingenieros y estadistas. Dicha nueva disciplina deberá dotarse de un lenguaje, un contenido específico y unos claros objetivos de expansión internacionales, así como un refuerzo de la comunicación entre ingenieros, arquitectos, sismólogos, geólogos y urbanistas con las autoridades. Una cosa hay que subrayar: en un mundo en el que en menos de 20 años más del 60% de la población vivirá en ciudades, éstas deberán considerarse como sistemas interrelacionados y no aislados. La semilla de ello ya está prevista para septiembre de 2012, siendo Lisboa la ciudad que acogerá el congreso internacional 15WCEE con una sesión espacial el día 27 de septiembre: 


Conveners: 


La cultura sísmica deberá llevarse no solamente a las universidades, también deberá ser objeto de aprendizaje en las escuelas e institutos. Los conceptos sísmicos entrarán así en el futuro en el proceso de proyecto, no solo de los edificios, sino también de las ciudades, y como recientemente hemos experimentado en México los resultados son inmejorables.  


15WCEE EN LISBOA, PORTUGAL. SE CELEBRARÁ DEL 24 AL 28 DE SEPTIEMBRE DE 2012. EL DÍA 27  ACOGERÁ UNA SESIÓN ESPECIAL QUE PONDRÁ LAS BASES A UNA NUEVA DISCIPLINA: EL PAPEL DE LA ARQUITECTURA Y EL PLANEAMIENTO URBANÍSTICO EN LA RESILIENCIA SÍSMICA DE LAS CIUDADES.

CONCIENCIAR A LA POBLACIÓN DESDE LA INFANCIA DE LA EXISTENCIA DE FENÓMENOS SÍSMICOS: UNA CULTURA QUE SALVA VIDAS




NIÑOS DE CANTABRIA "ABSORBEN" INFORMACIÓN DISFRUTANDO
Uno de los pilares que deberemos "REFORZAR" para mitigar desastres es la propia educación de la población. A la derecha una divertida charla a los niños del colegio Marquesa Viluma de San Pantaleón de Aras de Cantabria, en 1938, la vecina localidad de Arredondo fue golpeada por un sismo de escala 4,9-5,2 Mw (VII Mercalli); aún es  recordado por algunas personas que en plena guerra civil lo vivieron. Es el segundo punto de las conclusiones finales a las que llegamos en Lorca, una vez estudiadas todas las deficiencias y vulnerabilidades, en las jornadas de reflexión organizadas por CECLOR.


1. INTRODUCCIÓN: CONOCER QUÉ ES, CÓMO FUNCIONA Y QUÉ HACER DURANTE UN SISMO TE VA A SALVAR LA VIDA



LOS ELEMENTOS NO ESTRUCTURALES SON MUY PELIGROSOS
La mayoría de las víctimas de Lorca y de l'Aquila podrían haberse evitado con una cultura arraigada desde la infancia; uno de los aspectos analizados ya en varias ocasiones y que un país sísmico como es España ni siquiera en pleno siglo XXI ha comenzado a instaurar. Por dinero no será, pues es algo tan barato que parece mentira que a casi un año de lo de Lorca, no se haya comenzado una política escolar, multidisciplinar, universitaria, con las consejerías de educación y las agencias de emergencia, actividad que ha probado ser tan útil como las mismas normas sismorresistentes.



Los sismos son eventos naturales aún impredecibles. Sin embargo, sus consecuencias se podrían mitigar mediante una adecuada capacitación llevando a cabo las siguientes recomendaciones:

  1. ¿Cómo puedes prepararte? Una reflexión necesaria
  2. Elaborar un plan de emergencia en el trabajo, escuela o casa, con el fin de poder identificar las zonas de seguridad, rutas de evacuación y salidas de emergencia.
  3. Sujetar de forma adecuada libreros, cuadros, repisas etc. Esto servirá para evitar que con facilidad se puedan caer.
  4. Dentro de tu escuela, trabajo o casa localiza los lugares más seguros y la ubicación de extintores, hidrantes, botiquines, interruptores de corriente, así como llaves de agua y gas.
  5. Identificar los servicios de emergencia más cercanos y elaborar un directorio que siempre esté a la mano de las personas de alrededor, familiares, compañeros, etc.
  6. Recopilar todos los documentos personales de la familia en una bolsa de plástico y procurar tenerlos en un lugar accesible, así como una lámpara de mano o linterna, una radio de baterías, ropa, agua y un botiquín.
  7. Fijar un punto de reunión para la familia.
  8. Realizar simulacros de vez en cuando, algo divertido pero infalible para salvar la vida.

2. ¿QUÉ SE HA HECHO DESDE LA TÉCNICA Y EL SECTOR DE LA CONSTRUCCIÓN? UNA VISIÓN CRÍTICA

Los arquitectos, los políticos, los dirigentes... creen que el arte de paliar desastres sísmicos recae sobre los ingenieros y su destreza para "crear" normas sismorresistentes, los ingenieros también creen que son ellos los designados a tal efecto, y en cuestión de normativa lo será, pero menos de lo que creen, el escenario sísmico que se deriva del estudio de sus postulados, (y visto lo que se publica, aún ese escenario habita de forma dominante sus cabezas) sigue siendo el edificio, la estructura, y en algunos casos (pero no muchos) el refuerzo de elementos no estructurales, que como hemos visto no aprueba. A pesar de lo esotérico e impenetrable de sus premisas, planteamientos..., sus soluciones finales siguen centradas en las respuestas dinámicas de la interacción terreno-edificio, impulsada por una onda teórica discutida y discutible, una optimista caricatura que se nos presentó en 2002 de la verdadera asesina que hemos visto últimamente de visita por nuestro país. Pero es que el verdadero escenario sísmico de su actuación y prácticamente carente de normativa adecuada, ha venido siendo con el desmesurado desarrollo urbano de las últimas décadas "la ciudad".

En España, vemos que las restricciones técnicas (CTE, EHE) y normativas (NCSE02, NB...,  Eurocódigo) para la edificación se acercan ya a lo agobiantemente insoportable, algunas son casi imposibles de asumir y cumplir, lo paradójico es que las restricciones a la implantación de esa edificación sobre la tierra, tales como la distribución adecuada del espacio ocupado: el urbanismo, prácticamente no está sujeto a normativas serias.

El sector de la construcción, diseñado en muchos países y en especial en España para amasar dinero y especular, haciendo gala de su egoísmo y cortoplacismo, perdió la oportunidad de involucrarse en la investigación urbanística enfocada a la seguridad, una materia sobre la que se desarrolla y es el sentido de su existencia, y por ejemplo haber invertido en el estudio de fallas activas o métodos holísticos de mitigación de desastres, mapas locales o mapas de riesgo, iban a ser para su futuro y el de todo el país, aspectos que a largo plazo repercutirían en su desarrollo y modernización. No quieren admitir, que enseguida, cuando las administraciones despierten, deberán utilizar esos recursos sí o sí.

Pero es que esa información como toda la cultura científico técnica, es riqueza, ellos por haber vivido ese egoísmo nacido de la falta de visión futura, hicieron gala de la actividad más cortoplacista jamás vista por estas tierras, y perdieron ellos y perdimos todos. La investigación proyectada al futuro del sector, aunque fuese utilizada para garantizar su propia existencia y su propia esencia, no podía responder al corto plazo que nuestros dirigentes y políticos les permitieron, a veces alentaron, y acostumbraron, así que cuando eran el sector mimado y caprichoso, la despreciaron.

Ahí lo tenían casi todo, fueron la cigarra del cuento; pero claro, se podía entender: era más lucrativo para un puñado de ignorantes desarraigados y sus cómplices locales o autonómicos, llenar la costa de hormigón, aeropuertos y campos de golf que nadie utiliza y perder competitividad turística... La cultura científico técnica es una riqueza general, para toda la comunidad, y por lo tanto también para el sector ¿no lo sabían? Ahora quien la posea podrá sacarle un buen partido y el país entero saldrá beneficiado. Ellos ya perdieron esa oportunidad.



        Mapa de amplificación de onda para toda Murcia, un mapa
        demasiado general que deberá ser ampliado por comarcas;
        algo que deberemos aplicar a todo el país, como en Francia
        que han cuadruplicado en algunos casos concretos el valor
        de la aceleración básica. Tal sería el caso de Navarra.
Por el precio de 1 km de autovía se conocerían los terremotos históricos de un área extensa, la falla fuente y la geotecnia de la zona, sin embargo, esa codicia encarnada en la especulación con el territorio nos traerá las desgracias que en el futuro, sin duda, vamos a pagar, el sector está a otra cosa, o al menos lo estaba, pero aquellos tiempos de la especulación desorbitada se han acabado, nunca volverán, lo saben, pero lo añoran; hoy por ejemplo, arreglar Lorca nos costará cerca de dos mil millones de euros.











Muchas de nuestras ciudades se han construido en muy cortos lapsos de tiempo con los criterios heredados de planteamientos urbanísticos del siglo XX.

PUEDEN GOLPEAR CERCA DE CIUDADES

INCREMENTO DE LA ACTIVIDAD SÍSMICA EN EL MUNDO DESDE 1973 (USGS)

3. EDUCAR DESDE NIÑOS: UNA ACTIVIDAD NECESARIA 

Evitar muertes y desgracias pasa no solamente por la implantación de correctas normas de construcción sismorresistente o antisísmica, que son necesarias, pero no suficientes. Es necesario desarrollar leyes que cotejen los mapas de riesgos naturales y entre ellos los de carácter sísmico con la distribución del territorio de nuestras ciudades y núcleos rurales y urbanos en general, pues hay zonas que por sus características geológicas peculiares deberían evitarse como zonas de ubicación de viviendas, hospitales, etc., mientras que otras que son ideales para ello, hoy están ocupadas por jardines, zonas de ocio o de actividades deportivas al aire libre.

Pero también la cultura desde niños enfocada a saber cómo reaccionar, es fundamental, no solamente por el hecho de que mucha gente vive en zonas sísmicas como Chile, y el Oeste de Argentina, Perú, Ecuador, Costa Rica, Honduras, El Salvador, Panamá, Mexico, Cuba, República Dominicana, Haití, Puerto Rico, California, Venezuela, Colombia, el Sur y Sureste de España y la zona pirenaica, etc... También por el hecho de que hoy en día las distancias son muy cortas, podemos viajar por muchos motivos, por vacaciones, por trabajo, estudios, visitas a familiares, y aunque nos hayamos criado en zonas no sísmicas, tarde o temprano pisaremos una zona sísmica y deberemos estar preparados para como mínimo, no salir corriendo.

INDICACIONES ELEMENTALES: QUÉ HACER EN CASO DE SISMO


Lo cierto es que irremisiblemente, otras desgracias vendrán. Las ciudades históricas han crecido hacia zonas peligrosas y vulnerables, y esto ya lo empezamos a saber, los planes directores exceptuando los de Aragón y algunos catalanes no consideran estas cuestiones. Más tarde o más temprano se verá. El modelo ochentero ha dejado muchas incógnitas territoriales. La especulación muchas más. En España hay más barrios como La Viña.

NIÑOS DEL COLEGIO CARDENAL ILUNDÁIN (PAMPLONA)

La población española y europea en general es analfabeta al respecto y como yo mismo pude comprobar en Lorca, todas las personas heridas, víctimas mortales y algunos que tivieron más suerte (excepto los pocos que tenían una cultura arraigada, de los cuales la mayoría eran inmigrantes de países sísmicos bien educados, sobre todo de América), salieron corriendo. ¡¡ Justo lo que no hay que hacer !!


PITUTI, PROGRAMA DE NIÑOS




CARTEL INDICATIVO DE LAS MEJORES ACTITUDES  ANTES, MIENTRAS Y DESPUÉS DE UN SISMO

4. LAS NUEVAS TECNOLOGÍAS Y LA PEDAGOGÍA AL SERVICIO DE LA VIDA 



¿QUÉ HACER EN CASO DE SISMO?


UNA NUEVA APLICACIÓN QUE AVISA DE TERREMOTO EN EL TELÉFONO MÓVIL O CELULAR  (DE MOMENTO PARA BLACK BERRY EN MÉXICO)
¿QUÉ HACER EN CASO DE SISMO?

Puesto que la cosa ya estaba tardando, como casi todo ahora en España (pues ya es un país paralizado), y las ganas eran muchas..., a petición de varios padres de distintos colegios del norte, poco a poco me ví inmerso en ello, y casi sin darme cuenta se empezó a reforzar este tercer pilar, yo sólo soy el instrumento que esculpe su forma. Así que cuando las administraciones reaccionen, éstas u otras, pero tarde o temprano lo harán, habrá que darle la forma que se le debe dar, mientras tanto la labor continúa y la experiencia no caerá en saco roto. Ya han presenciado mis charlas cerca de 300 niños del norte peninsular, hay que empezar a instaurar de forma sistemática esta iniciativa en las zonas más vulnerables de España, y cuanto antes lo hagamos mejor.


¡A CUBIERTO!



La presentación lúdica de estos temas muestra que los niños aprenden, se divierten y acaban sabiendo mucho más de lo que nos creemos, ellos hilan las noticias que oyen con sus propias imaginaciones, y bien enseñados, saben captar el poder, interiorizar la capacidad de reacción y en definitiva, ser el eco de las voces que a su vez salvarán más vidas, ellos sí que son los futuros urbanistas, geólogos, arquitectos e ingenieros... Algo básico, instintivo que se realiza automáticamente si se aprende: ¡a cubierto!



PRIMERAS PAUTAS E INDICACIONES




5. EL TRIÁNGULO DE LA VIDA 


TRIÁNGULOS DE LA VIDA EN LA CAMA
Una nueva teoría, aparece emergente entre los pedagogos de la sismicidad y ya tiene tantos adeptos como contrarios y críticos, se la debemos a Doug Copp, él afirma que cuando un edificio colapsa, los objetos que se encuentran en su interior son aplastados por el peso del techo que cae. Sin embargo, alrededor de cada uno de dichos objetos quedan espacios vacíos; estos espacios son los "triángulos de la vida", y son el sitio recomendable donde una persona debe ubicarse durante un terremoto para sobrevivir. 

TRIÁNGULO DE LA VIDA EN LA PLANTA BAJA

Cuanto más macizo y grande sea un objeto, mesa, mueble, etc., menos comprimido quedará luego de ser aplastado, de manera que será mayor el espacio que quede a su alrededor que él mismo, el ejemplo más visto es el de la cama. La teoría de Copp ha sido sumamente criticada por diversas instituciones, entre las que se encuentran el Servicio Geológico de Estados Unidos, la Cruz Roja , la Red Sísmica de Puerto Rico o la Earthquake Country Alliance.
CARICATURA DE CRISTIAN HERNÁNDEZ SOBRE LA TEORÍA DEL TRIÁNGULO DE LA VIDA

Sea o no acertada esta teoría, lo mejor es identificar en el hogar, la escuela, la oficina...,  muebles fuertes bajo los cuales las personas puedan resguardarse durante un movimiento telúrico y practicar cómo colocarse en cuclillas debajo de ellos y sujetarse bien. En ausencia de esta posibilidad, utilizar el concepto del triángulo de la vida sería útil con enseres fuertes y metálicos como las lavadoras, secadoras o la misma cama. Otras posibilidades pudieran ser máquinas como lavavajillas, congeladores o frigoríficos. 

Siempre será bueno que en las zonas vulnerables en la que vivamos, y las que no lo son tanto también, o si se tiene previsto viajar a una de esas zonas por el motivo que sea, se tenga una mínima cultura de lo que es un sismo, cómo se genera, cómo afecta a nuestros edificios y ciudades y qué debemos hacer si notamos que comienza a temblar la tierra.

Antonio Aretxabala Díez